mercoledì 24 febbraio 2016

Il 28 febbraio c'è #pedalaincittà

Come sempre, come al solito, come tutte le volte in cui chi cerca una città diversa e una mobilità sostenibile si riunisce, domenica 28 sarà una festa urbana del movimento lento.
Ci ritroviamo per #pedalaincittà, che è ormai un marchio di fabbrica, il segnale univoco per chi chiede che gli spazi urbani dedicati alla mobilità dolce siano rivisti e migliorati.
L'appuntamento segue le solite regole, un'adunanza che più politica non si può, nel senso di azione politica collettiva per la mobilità.
Ci vediamo tutti in bici, ai muretti di Macchitella, per percorrere le strade di Gela in gruppo. Per riunirci e pedalare insieme, per dire che la bici è un MEZZO DI TRASPORTO e non un giocattolo. 
Ci incontriamo per cambiare una cultura che vuole la passeggiata in auto come un dovere collettivo abberrante.

Sarà una pedalata semplice per le vie urbane, con un percorso pianeggiante, tutti insieme per un paio d'ore. 
Venite come vi pare, con la bici tecnica o con la graziella, con il completino in lycra o in pigiama, fate voi, l'importante è che seguiate lo spirito del pedalare lento, quasi con il caffè in mano.
A chi cerca le gare, come al solito diciamo di rimanere a casa.

Portate i bambini piccoli nei seggiolini e quelli in grado di pedalare in strada sulle loro bici, niente bici con le rotelline, non ce la farebbero.

Appuntamento alle 10,00 ai muretti di Macchitella. 

Ci vediamo domenica prossima.

Per info scrivete a fiabgela@gmail.com

Fiab Gela Staff

giovedì 18 febbraio 2016

Il PIano della Mobilità? per la giunta è inutile

Mentre le pagine dei giornali locali sventolano ai quattro venti la notizia delle modifiche "illuminate" della giunta sulla mobilità, noi guardiamo esterrefatti a questa scelta. 
Fiab Gela aveva gratuitamente collaborato, assieme a tante altre associazioni, alla implementazione del Piano Urbano della Mobilità Sostenibile di Gela. Finalmente la città iniziava un cammino serio per dotarsi di uno strumento imprescindibile per una città che cerca nuove strade di sviluppo.
Il Piano, oggi in attesa di completare l'iter di legge, è stato redatto da soggetti che per lavoro si occupano di pensare la mobilità delle città. Le soluzioni adottate nascono da uno studio attento e scientifico del territorio e dei flussi di traffico, proprio perchè in un campo come quello della mobilità ubana nulla può essere lasciato al caso.
L'amministrazione Messinese, appena insediata, si è trovata fra le mani questo importantissimo studio, dotato di soluzioni specifiche per tutti i settori. Ed invece di utilizzarlo ha deciso di disattenderlo sul trasporto pubblico locale, per inventarsi un sistema proprio.
Non critichiamo il sistema pensato dalla giunta, anche se ci piacerebbe avere i dati utilizzati per arrivare alla scelta fatta, quello che ci preme sottolineare è che cambiare in maniera radicale le linee del trasporto pubblico locale comporta un cambiamento delle abitudini dei cittadini, oltre che prevedere degli oneri finanziari a carico della collettività (costi per rifacimento segnaletica verticale ed orizzontale, risistemazione fermate, interventi strutturali sulle strade).
Sarebbe stata cosa logica ed illuminata decidere di sfruttare i dati e le soluzioni del PUMS, adeguandoli alle attuali potenzialità messe a disposizione da Ast.
In questo modo si poteva cominciare in via informale ad attuare il Piano, sapendo di fare investimenti, sociali ed economici, che in seguito non sarebbero stati disattesi.
Infatti, nel momento in cui si dovranno applicare le previsioni del Piano le scelte della giunta dovranno essere modificate, con buona pace dei costi sostenuti e delle abitudini dei cittadini, che dovranno adeguarsi all'ennesima nuova soluzione.
Non possiamo che valutare in maniera critica questa scelta, soprattutto perchè si dimostra di non volere utilizzare quegli strumenti importantissimi che questo Comune ha già messo in campo.
La mobilità è cosa importante e non un giochino da fare davanti al computer.

Fiab Gela Staff

venerdì 12 febbraio 2016

Chiariamo le cose: la pedalata assistita non è un ciclomotore elettrico

Si fa un gran parlare della bici elettrica o, come sarebbe più corretto dire, della bici a pedalata assistita. In realtà sono la stessa cosa, perchè a leggere bene la norma sempre di bici si tratta, mentre quando non vengono rispettati determinati limiti di legge siamo fuori dall'ambito della bicicletta e ci troviamo di fronte ad un motorino.
Ma cosa ci dice la norma?
L'art. 50, comma 1,  del Codice della Strada a modo suo è molto chiaro e recita così: " I velocipedi sono i veicoli con due ruote o più ruote funzionanti a propulsione esclusivamente muscolare, per mezzo di pedali o di analoghi dispositivi, azionati dalle persone che si trovano sul veicolo; sono altresì considerati velocipedi le biciclette a pedalata assistita, dotate di un motore ausiliario elettrico avente potenza nominale continua massima di 0,25 KW la cui alimentazione è progressivamente ridotta ed infine interrotta quando il veicolo raggiunge i 25 km/h o prima se il ciclista smette di pedalare".

La Bici a Pedalata assistita
Partendo dal carattere arcaico traduciamo subito la definizione di velocipede in bicicletta, almeno ci capiamo meglio. Quello che salta agli occhi è una caratteristica
Bici a pedalata assistita conforme alla legge
immediata, ovvero sia la propulsione che muove la bici. Il Codice ce lo dice chiaramente: la bicicletta è tale quando si muove grazie alla spinta data dalle gambe di una persona che fanno forza sui pedali o simili strumenti (propulsione muscolare). E basta! 
Niente giri di parole, quando una bici si muove grazie ad una propulsione diversa è un ciclomotore.
Poi la legge fa un chiarimento, assolutamente dovuto, aggiungendo una nuova categoria di biciclette, quelle a pedalata assistita.
Queste biciclette vanno sempre a propulsione umana, sempre noi le dobbiamo spingere, solo che quando la velocità scende sotto i 25 km/h si attiva un piccolo motorino che ci aiuta (CI AIUTA) nella pedalata fino a riportarci a quella velocità. Raggiunta quella velocità il motore si spegne. E si spegne anche se smettiamo di pedalare. Insomma, rimangono delle biciclette solo che difronte a tratti in salita ci aiutano a ritornare ad una velocità di base. Il motore, infatti, non può superare la potenza di 0,25 KW e il mezzo non può mai andare, grazie al motorino elettrico, oltre i 25 km/h. Se volete superare quel limite ci dovete arrivare con la forza delle vostre gambe.

Questa limitazione è ovvia. Infatti le bici possono andare nelle aree pedonali, nelle ZTL e sulle piste ciclabili; non pagano il bollo e l'assicurazione; rendono sicuro il traffico degli utenti deboli della strada proprio perchè si muovono piano. 
Tutti gli altri mezzi che non rispettano queste caratteristiche non sono bici e pedalata assistita o elettriche, sono ciclomotori e devono sottostare ad una specifica immatricolazione, devono avere la targa e devono pagare il bollo e l'assicurazione.

Ciclomotori elettrici a pedali
Facciamo questa precisazione perchè negli ultimi tempi in tutte le città, inclusa la nostra Gela, circolano dei mezzi strani. Sembrano piccoli motorini, ma hanno i pedali, sono senza targa e vanno ben oltre i venticinque chilometri orari. Alcuni addirittura senza pedalare. Bene, sono tutti illegali.
Scooter a pedali non conforme all'art. 50 CdS
Questi mezzi nascono per circolare in aree private, sono proggettati per andare in giro nei grandi cantieri privati, nelle ville, nei campi da golf, in aree che non sono aperte al pubblico e che hanno accesso limitato e definito. Non possono circolare in strada, figuriamoci su una ciclabile, in una ztl o in un'area pedonale.
La spiegazione è semplice, superando i 25 km/h sono pericolosi per i pedoni e per gli altri ciclisti, quindi diventano mezzi in grado di arrecare danno.
Qui non c'entra l'inquinamento, lo spazio pubblico o l'ambiente, qui c'entra la sicurezza delle persone.

Purtroppo i rivenditori non sono chiari difronte a questa tipologia di veicoli e continuano a venderli a clienti spesso ignari, dicendo loro che sono mezzi con i quali possono circolare.

E' compito delle forze dell'ordine intervenire tempestivamente e sanzionare tutti coloro i quali utilizzano in spazi pubblici o aperti al pubblico questi mezzi elettrici abusivamente definiti come bici a pedalata assistita.

Per chi invece ha deciso di darsi alla mobilità nuova con una vera bici a pedalata assistita possiamo dire che ha fatto una grande scelta, soprattutto in città ricche di salite e dislivelli importanti. Quando andrà ad acquistare la bici però, vada da un rivenditore specializzato, si informi sulle caratteristiche tecniche e chieda di verificare che corrispondano a quelle previste dal codice della strada.

lunedì 8 febbraio 2016

Senza auto o camion, con l'energia collettiva

La mobilità urbana è il segno visibile della civiltà di un luogo, di una comunità. In maniera semplice possiamo dire che quando a circolare sono pedoni e biciclette, quando il mezzo pubblico ha superato ed eliminato gli spazi per il mezzo privato, si è raggiunta la costruzione di una città vivibile.

Costruirla significa realizzare un progetto che va ben oltre una postazione di bike sharing o un finto car sharing.
Significa avere intergralmente ripensato l'economia della città, partendo dalla persona, dalla salute e dallo spazio pubblico.

Prima di arrivare a definire quello che vogliamo dire serve comprendere una cosa, che non è ideologica, ma pratica. 
L'attuale impostazione dei trasporti in Europa vive un conflitto molto forte fra la prevalenza dell'uso del mezzo privato e del trasporto su gomma con la richiesta, ormai costante, di una nuova prevalenza, ovvero sia quella dell'uso del mezzo pubblico e del trasporto su rotaia sulle lunghe distanze.

In questo dibattito non entrano in gioco direttamente i combustibili. Se ci fate caso il rilievo non è al gas o al petrolio, ma al numero dei mezzi usati ed alle scelte trasportistiche da adottare. Le conseguenze sui combustibili sono indirette.

I mezzi usati in città
Nelle città abbiamo un flusso incontrollato di auto (a gas, elettriche, benzina o gasolio non importa) che producono danni alla vita (sic!). Ogni singola auto occupa spazio pubblico, richiede processi di manutenzione, produce inquinamento acustico, arreca danni ai bambini e agli anziani, impedisce lo sviluppo dei quartieri, vincolando i progettisti a pensare ampie aree per strade e parcheggi, che vengono sottratte alla persona. L'automobile è oggi un mezzo insostenibile.
Il progetto europeo delineato nel Libro Bianco dei Trasporti è semplice, disincentivare l'uso del mezzo privato ed incentivare quello del mezzo pubblico. Favorendo gli spostamenti a piedi o in bicicletta, con un maggiore uso dell'intermodalità.
Questo porterebbe a soluzioni urbane meno inquinanti che condurrebbero ad una economia diversa.
Riducendo nel contempo le emissioni che fanno male alla salute.
Ancora una volta il problema non è cosa alimenta i mezzi, ma il numero dei mezzi. Lo ripetiamo, le conseguenze sui combustibili utilizzati sono indirette.

I mezzi usati in ambito extraurbano
Si è soliti far passare lo sviluppo dal cosiddetto processo della logistica delle merci e delle persone. Tradotto in parole semplici: spostare le merci e le persone da un posto ad un altro.
Soffermiamoci sul piccolo paese di provincia che viviamo, Gela. Il cittadino, per arrivare in qualsiasi luogo che si trovi oltre i confini comunali è costretto ad utilizzare il mezzo privato (con le conseguenze che conosciamo). In alternativa, l'unico mezzo pubblico collettivo che si ha è il bus, la vecchia corriera degli anni cinquanta. Il treno non esiste.
Lo stesso discorso si sta facendo per la movimentazione delle merci, si continua a parlare di nuove strade e di implementare il trasporto su gomma oltre i trecento chilometri.
La soluzione più ovvia, a medio termine, sarebbe quella di puntare su una implementazione del trasporto su treno, con collegamenti rapidi con le grandi città, i porti e gli aeroporti. 
Significherebbe diminuire il numero dei mezzi privati circolanti con la implementazione del mezzo collettivo (treno).
Ecco che, per l'ennesima volta, il problema non è il combustibile, ma il mezzo utilizzato.

I combustibili e l'energia.
Dopo tanto parlare siamo arrivati a questi tanto vituperati combustibili.
Per comodità li possiamo dividere in due tipi Fossili o Rinnovabili
I fossili li conosciamo, sono il gas ed il petrolio. Inquinano e se qualcuno vi dice che non è così vi sta dicendo una grande bugia.
Le rinnovabili ormai sono diventate famose: il sole, il vento, il moto ondoso, l'acqua dei fiumi. Non inseriamo le bio masse, perchè possiamo considerarle rinnovabili solo in base al processo utilizzato, in alcuni casi inquinano e fanno danni più gravi dell'utilizzo delle fonti fossili.
Cambiare le abitutdini in ambito trasportistico incide anche sull'utilizzo di queste fonti. Sicuramente implementare il trasporto pubblico porta ad un minore utilizzo delle fonti energetiche e la cosa incide positivamente su tutto quello che ci circonda.
Certo che, poi, collettivizzare la produzione di energia dovrebbe essere la scelta del futuro. Perchè se posso produrre ed immettere in rete, come singolo cittadino, molta energia con un impianto domestico, milioni di impianti domestici realizzano una mega centrale diffusa ( ci si passi la contraddizione in termini). 
Qui torna in campo il pensiero dei veicoli elettrici. Difatti, l'elettrificazione del parco dei mezzi di trasporto collettivo comporterebbe la capacità di realizzare trasporti e produzione energetica ad impatto inferiore rispetto all'attuale sistema.
Molti mezzi pubblici, (cento persone su un autobus sono meglio di cento auto in giro) Molta logistica collettiva (cento container su un treno sono meglio di cento camion su strada) Un futuro diverso, che ci viene chiesto dalle scelte messe in campo dalle normative europee.

Il futuro passa per la mobilità cllettiva delle cose e delle persone, come un grande flusso sanguigno che porta in giro la vita. Se il sangue è pulito si vive, ma se è ricco di sostanze inquinanti si arriva alla morte.

Poi, se qualcuno, molto provinciale, è convinto che il futuro passi per la produzione irrisoria e di incerta destinazione, di gas da alghe o da rifiuti, ha proprio intrapreso la strada della fantiasienza a fumetti.

Fiab Gela 




giovedì 4 febbraio 2016

Nel nome dei figli

Lo stato della mobilità a Gela è drammatico. Il trasporto pubblico è praticamente inesistente, mentre altamente diffuso è l'uso del mezzo privato per qualsiasi tipo di spostamento. La città si lamenta dell'inquinamento derivante dal petrolchimico, ma nel frattempo i livelli inquinanti nell'aria in prossimità delle scuole e delle principali arterie cittadine sono elevati a causa dell'eccessivo numero di veicoli circolanti.
Non esiste spazio urbano e gli utenti deboli della strada (pedoni, bambini, anziani, disabili, ciclisti) sono assolutamente penalizzati, a causa della inesistenza, pressochè totale, di marciapiedi adeguati e della costante occupazione dello spazio pubblico da parte delle autovetture.
In questo quadro non idilliaco si inserisce la pessima condizione in cui versa la mobilità a ridosso delle scuole, siano esse dell'infanzia, primarie o secondarie. Auto parcheggiate ovunque, impossibilità di trovare uno spazio per camminare a piedi o in bicicletta e assenza di forze dell'ordine a ridosso dei cancelli di uscita. (In prossimità delle strisce pedonali qualche vigile appare).
Questa situazione è preoccupante ed entra in contrasto con la tutela della salute, sia degli adulti che dei bambini. 
Non ci metteremo qui a citare le diverse carte europpe che tutelano i diritti dei pedoni e, nello specifico, quelli dei bambini. Quello che vogliamo sottolineare è che un'amministrazione che abbia a cuore la tutela dei propri cittadini, soprattutto se bambini, agisce con mosse semplici ed immediate per proteggere i loro diritti
Lasciare che gli spazi educativi siano privi di tutele legate alla mobilità e alla salute significa abdicare al proprio ruolo.
Per questo motivo chiediamo all'amministrazione di intervenire tempestivamente affinchè istitutisca, con ordinanze specifiche, il blocco del traffico veicolare in prossimità delle scuole tutte nel periodo di entrata e di uscita dalle stesse, contestualmente chiediamo che si proceda alla regolamentazione ed incentivazione del servizio di trasporto pubblico proprio in prossimità degli orari di ingresso e uscita delle scuole e con riferimento alle zone scolastiche.
Questo a nostro modo di vedere è l'unico modo per tutelare la salute e la sicurezza di grandi e mbambini.
Sempre e comunque nel nome dei nostri figli.
 FIab Gela Staff

lunedì 1 febbraio 2016

Dateci risposte, ora, adesso, subito!

Gela adesso, una fotografia: il mare brilla di un blu intenso, con il sole che acceca gli occhi mentre scivola verso il tramonto. Il traffico si muove lento nelle vie del centro; si accalca invadente a nord della città, su quella via Venezia che è circonvallazione e trincea allo stesso tempo; si snoda sinuoso e puzzolente sotto il naso dei pedoni ignorati e dei ciclisti inconsapevoli.
Gela, fotografia di una mobilità disattesa, di una vivibilità seppellita.
Lo sappiamo, il petrolchimico chiude inesorabilmente, la disoccupazione viaggia a livelli mai visti, gli investimenti non arrivano, l'inquinamento è sempre più una cosa certa, la politica scarseggia in soluzioni.
Lo sappiamo. Sembra quasi che parlare di vivibilità urbana sia una cosa inutile. Cosa mai veniamo a raccontare a persone che non riescono a sbarcare il lunario. Cosa mai raccontiamo a noi stessi.
Cosa mai raccontiamo se non la vita quotidiana.
Adesso e sempre la vita di tutti i giorni in una città normale. Perchè quando varchiamo la soglia del nostro confine cittadino scopriamo che all'estero o anche nel nostro paese Italia ci sono luoghi dove ci piacerebbe vivere, dove vorremmo far crescere i nostri figli e noi stessi invecchiare. Luoghi così belli che ci piacerebbe viverci dentro.
Luoghi che non sono Gela.
Ecco allora che alziamo la voce, noi di Fiab Gela. Alziamo la voce tutti quanti, persone prima ancora che ciclisti. Persone con figli al seguito, persone che chiedono un diritto.
Un negoziante una volta ci disse, guardate che questa mica è Bolzano, scordatevi le Ztl e le aree pedonali, qui vogliamo le auto fin dentro i negozi. 
Auto fin dentro i negozi, auto negli ospedali e nelle piazze, auto dentro casa e nei nostri letti. Fumi di scarico e lamiere nei salotti di casa nostra. Un luogo dell'auto che non ha nulla per vivere. 
Questo non lo accettiamo.
Chiediamo ora, subito, immediatamente, chiediamo alla politica e all'amministrazione che fine ha fatto il Piano Urbano della Mobilità Sostenibile e chiediamo loro che fine ha fatto il trasporto pubblico. 
Noi tutti lo chiediamo e rivendichiamo spazio per vivere, per uscire dall'emergenza eterna, per essere città normale mentre ci costringono ad essere città in guerra ed in emergenza. Basta emergenza, serve normalità.
Chiediamo questo e vogliamo risposte, ora, adesso, subito.